Vedere più lontano del proprio naso

Come ormai chiaro a tutti i contenuti del D.lg 66/2014 pongono i presupposti per la vendita di quote della 
controllata società RAI WAY . Nella vicenda sembra non venga preso in considerazione che RAI WAY è parte integrante della RAI e del servizio pubblico così come definito dalla Concessione (in scadenza ) e del conseguente contratto di servizio (in fase di rinnovo) e come tale è un elemento che deve essere considerato: un valore fondamentale nel sistema radiotelevisivo e delle telecomunicazioni del nostro Paese.

 

In questa logica risulta evidente l’importanza della proprietà degli impianti e delle strutture che costituiscono l’elemento essenziale per l’ evoluzione del sistema della diffusione del segnale radiotelevisivo e più in generale delle telecomunicazioni con possibilità di accesso a banche dati che permetterà la ricezione fissa e ,in particolare , mobile di informazioni e programmi televisivi con connessioni sempre più tecnologicamente avanzate e con qualità maggiori.

Certamente una Azienda che produce utili, una Azienda che non ricorre a costosi appalti né ad altrettanto onerose collaborazioni, un’Azienda che ha dimostrato efficienza e professionalità ad ogni livello, un’azienda che ha investito ingenti capitali nelle nuove tecnologie può destare particolari interessi a molti operatori del settore se posta sul mercato.

Nella realtà non sono i lavoratori al centro degli interessi di società private bensì la proprietà degli impianti o comunque il controllo della rete e ciò impone massima attenzione da parte del Sindacato affinché i costi dell’ennesima privatizzazione di un servizio essenziale non si scarichino sui lavoratori , sui cittadini e su enti e istituzioni regionali e Nazionali.
Proprio a questi ultimi è necessario rivolgersi per chiarire i risvolti di una cessione di quote di un bene ,senza ombra di dubbio, pubblico costruito con il contributo degli utenti.

Per completezza di informazione è il caso di analizzare ,sottoponendo all’attenzione di tutti ,dati e cifre che meglio aiutano a capire il valore reale, non solo meramente economico, dell’Azienda RAI WAY in un contesto Nazionale di Servizio Pubblico.

RAI WAY nel 2010 ha festeggiato i dieci anni di vita essendo nata formalmente il 17 febbraio del 2000 successivamente divenuta operativa il 1 marzo dello stesso anno con un capitale sociale di € 70.136.000,00.
Il processo di nascita inizia con la costituzione nel gennaio 1999 della Divisione Trasmissione e Diffusione all’interno della RAI e la costituzione della società New.Co TD S.p.A avvenuta il 29 luglio 1999 che nelle date sopra indicate prende il nome di RAI WAY.

Alla Società vengono conferiti gli impianti di trasmissione e diffusione consistenti in 2.314 stazioni nelle quali sono alloggiati gli apparati di trasmissione e le infrastrutture radioelettriche.
Del totale delle stazioni 1.630 sono costruite su terreni di proprietà mentre le restanti 684 stazioni sono allocate su terreni in affitto o in uso con diritto di superficie.

Rai Way nel corso degli anni ha continuato a porre particolare attenzione non solo per la copertura delle aree con una consistente densità abitativa, come previsto dalla stessa concessione, ma anche alle aree facenti parte di Comunità Montane e dei piccoli Comuni.
A questo proposito occorre evidenziare che attualmente la rete di distribuzione del segnale RAI conta, oltre ai sopra evidenziati, ulteriori centinaia di impianti (circa 500) che fanno parte di accordi stipulati da RAI WAY con Comuni, Regioni e Comunità Montane e quindi attivati per offrire un servizio ad utenti che la stessa convenzione RAI–Stato non ha preso in considerazione.
Questi impianti denominati FOC (Fuori Obbligo Convenzione) sono la dimostrazione, se mai ci fosse bisogno, della vocazione e del ruolo di servizio pubblico che la RAI, in questo caso specifico RAI WAY, hanno svolto e svolgono per il Paese.

A titolo esemplificativo si possono elencare: 80 impianti Piemonte, 71 impianti Lombardia, 70 Alto Adige, 54 Trentino, ……….., 27 Basilicata, 19 Valle d’Aosta, 18 Liguria, 13 Marche, in pratica in ogni regione vi sono impianti che offrono il servizio della RAI a utenti “dimenticati” dalla stessa concessione e relativo contratto di servizio.

Vi sono inoltre un numero considerevole ( qualche centinaio) di impianti che trasmettono i programmi della RAI con frequenze assegnate all’ente locale e anche per questi impianti analogici gestiti da privati non in grado di affrontare la transizione al digitale terrestre RAI WAY ha operato per garantire la continuità con nuove tecnologie fornendo in comodato d’uso gratuito apparati e assistenza tecnica in fase di progettazione e installazione e ,allo stato attuale, servizio di assistenza e manutenzione.

Quanto detto pone qualche interrogativo: una società partecipata da privati avrebbe investito soldi, uomini e mezzi per costruire e gestire questi impianti privi, dal punto di vista puramente commerciale, di interesse ?. quali ripercussioni potrebbe avere il servizio oggi garantito dai tecnici e strutture di RAI WAY per decine di piccoli comuni e Comunità Montane ovvero un numero rilevante di popolazione?


Per completare l’informazione relativa al numero di impianti occorre aggiungere che altri 280 sono strutture di terzi con i quali RAI WAY ha stipulato contratti di affitto per l’uso di strutture per l’installazione degli apparati di diffusione.

Nelle stazioni sono installate oltre 4.000 apparati che irradiano i segnali dei 14 canali RAI a questi si aggiungono 2.667 apparati per la diffusione del segnale radio in modulazione di frequenza delle tre reti radiofoniche , 13 apparati per la diffusione in Onde Medie.
Occorre precisare che la copertura del territorio è in fase di evoluzione in funzione della estensione del servizio dei canali RAI ad un numero sempre maggiore di popolazione e pertanto il numero di apparati in particolare è in continuo aumento.

Per quanto riguarda le più importanti stazioni trasmittenti si tratta di costruzioni in muratura con una superficie complessiva pari a circa 600.000 metri quadri mentre la maggioranza delle strutture che ospitano le apparecchiature di trasmissione sono costituite da prefabbricati modulari adatte a sopportare notevoli variazioni climatiche .
Da considerare che la quasi totalità degli impianti sono alimentati attraverso linee elettriche dedicate e i principali centri trasmittenti sono dotati di apparecchiature di alimentazione di emergenza ( gruppi elettrogeni, batterie) che assicurano la continuità del servizio.

Le stazioni di Rai Way sono costituite, oltre che dalle strutture immobiliari edili, da oltre 1.500 torri e tralicci di proprietà; di queste 12 ( di cui una per la diffusione in lingua Slovena) sono dedicate ai servizi di diffusione radiofonici in Onda Media e le restanti supportano le antenne di diffusione TV- MF e di collegamento in ponte radio. costituite, per la quasi totalità, da torri autoportanti; fra queste 50 hanno altezza superiore a 100 metri e 100 hanno altezza compresa fra 50 e 100 metri.
A queste vanno aggiunte circa 400 strutture installate sulle coperture di edifici e delle sedi e centri ubicati sul territorio e altrettante sono gestite in affitto per il supporto delle attrezzature irradianti.
Questi a grandi linee i dati relativi agli impianti in funzione a cui occorre aggiungere come elementi importanti la collocazione che assicura la massima copertura del territorio e la totale rispondenza alle norme
di sicurezza delle strutture che fanno della rete di trasmissione di RAI WAY un tassello fondamentale per lo
sviluppo tecnologico del sistema di diffusione e trasporto del segnale radiotelevisivo e non solo.

A questo proposito opportuno evidenziare che RAI WAY in quanto azienda certificata per la sicurezza ha
sempre posto particolare attenzione nella costruzione degli impianti e delle strutture e conseguenti attività di
manutenzione e gestione.
Dal 2011 il numero degli impianti ha subito un ridimensionamento ai valori attuali a seguito della decisione della RAI di spegnere decine di impianti adibiti alla diffusione del segnale in Modulazione di Ampiezza ( O.M.) passato sotto silenzio da parte dei media ma certamente non per le centinaia di migliaia di utenti che si sono visti privare di un pezzo , evidentemente considerato obsoleto a dispetto della funzionalità ,del servizio pubblico radiofonico.
Resta il fatto che la RAI continua a dichiarare il servizio di supporto all’audio delle televisione in funzione dei non vedenti.
Ai dati tecnici per comprendere appieno il valore anche commerciale della società occorre aggiungere i dati economici iniziando dal valore contabile degli impianti di RAI WAY, oggetto di conferimento nell’anno 2000 pari a € 126 milioni ( 245 miliardi di lire 1).
L'offerta di Crown Castle, che aveva manifestato interesse per il solo 49%, identificava un valore di circa € 408,73 milioni (791,4 miliardi di lire). Di conseguenza il valore complessivo della società era stimato in € 834,1 milioni (1.615,1 miliardi di lire).2
La stima dell'Azienda effettuata dalla Società indipendente Arthur Andersen, in occasione della finalizzazione dell'operazione, aveva individuato un valore complessivo tra € 430 milioni (820 miliardi di lire ) € 700 milioni ( 1.350 miliardi di lire ).3

Occorre precisare, per dovere di cronaca, che su queste cifre vennero sollevate alcune perplessità comparse su numerosi articoli di stampa e oggetto di dichiarazioni dei vertici RAI e numerosi politici.
In ogni caso queste valutazioni, riferite all’anno 2000, ad oggi con l’avvento del digitale e le trasformazioni nel campo delle telecomunicazioni risultano valori senza dubbio da rivedere in senso molto più cospicuo e coerente con il reale valore degli impianti anche dal punto di vista strategico oltre che meramente commerciale.

Alla valutazione occorre considerare che dal 2000 ad oggi sono stati fatti investimenti sugli impianti per
circa € 600 milioni di cui oltre € 300 solo per il digitale che di fatto ha significato l’ampliamento dei canali
televisivi e il servizio a disposizione degli utenti.

In dettaglio opportuno evidenziare alcune significative voci : € 65 milioni per la diffusione € 35 milioni per le infrastrutture, € 80 milioni per i collegamenti e € 28 milioni per i sistemi di controllo.

Oltre agli impianti venne conferito a RAI WAY anche tutto il personale della Divisione Trasmissione e Diffusione che contava 747 lavoratori ad alta specializzazione per la maggioranza in possesso di laurea o diploma tecnico.
A questo proposito è opportuno evidenziare che il costo del lavoro nel primo anno (2001) di vita di RAI WAY era pari a € 42,94 milioni e il costo di salari e stipendi ammontava ad € 29,35 milioni; nel 2013 il costo del lavoro è passato a € 50,06 milioni di cui per salari e stipendi € 34,46 milioni con un incremento del 14,8% dal 2001 al 2013 .

Dal 2001 ad oggi il personale ha registrato un decremento di 103 unità passando dalle iniziali 747 alle attuali 644 complessive con una diminuzione dei dirigenti passati dalle 20 unità del 2001 a 14 , riferite al 2013 ( -43%), Funzionari/quadri dalle iniziali 125 unita a 121( -3,3%) , impiegati/tecnici da 466 a 429 (-8,6%) operai da 108 a 39 (-178%) unico incremento si registra per i TD ovvero dalle 28 a 41unità (+32%).

A questa diminuzione del personale ed un aumento contenuto del costo del lavoro si contrappone un notevole incremento delle attività legate alle prestazioni di manutenzione, installazione, progettazione e controllo degli impianti sempre più complessi a cui si aggiunge una maggiore attività di controllo del segnale diffuso che, stante l’affollamento dell’etere, ha evidenziato nel passato una serie di difficoltà e che
oggi il passaggio al digitale terrestre e la nuova assegnazione delle frequenze ha ,in grande parte, sanato.
Resta comunque una considerazione legata alle scelte operate del Ministero che nell’ assegnazione delle frequenze non ha certo favorito il servizio pubblico costringendo RAI WAY a pesanti e costosi interventi su
sistemi di antenna
Solo lavoratori altamente qualificati e professionalmente preparati, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature hanno permesso alla RAI di attivare nei tempi previsti il passaggio al nuovo sistema di diffusione digitale e al Ministero competente di avere un quadro aggiornato e costantemente monitorato della situazione.

Alla Gestione Territoriale, Direzione numericamente più rilevante che si occupa della gestione della rete radiotelevisiva strutturata su base regionale è affidata la manutenzione degli impianti, costruzione, collaudo e controllo della qualità del segnale a cui si aggiunge la gestione dei rapporti con l’utenza, le Amministrazioni e gli Enti pubblici e privati .
Lo sviluppo della rete è affidata ad una struttura di ingegneria che provvede alla progettazione degli impianti e al loro collaudo.

Inoltre è stato introdotto un sistema di controllo della rete di diffusione e di collegamento che viene espletato da specifiche strutture con personale, anche in questo caso, altamente specializzato e professionalmente preparato che opera con copertura del servizio nelle 24 ore.
Questo sistema di controllo, in costante contatto e collaborazione con le strutture territoriali, rende più rapida la preparazione delle attività di intervento presso gli impianti con conseguente riduzione delle perdite di servizio agli utenti a cui si aggiunge una gestione flessibile di una notevole mole di flussi di informazioni e programmi che permette collegamenti tra le sedi, gli studi di produzione e redazioni giornalistiche efficiente e rapida .

A questa complessa e articolata organizzazione del lavoro distribuita sul territorio si aggiungono nuove attività legate al determinante supporto fornito alle strutture RAI in particolare per le manifestazioni sportive quali, Olimpiadi, campionati del mondo di varie specialità sportive e altre analoghe manifestazioni.
In ultimo occorre ricordare che oltre ai collegamenti terrestri RAI WAY utilizza e gestisce anche collegamenti satellitari che, con l’avvento del digitale, hanno favorito la qualità e l’affidabilità del segnale inviato agli utenti.

Una realtà appare indiscutibile : RAI WAY è una società unica sul piano nazionale e trova parziale riscontro in altri paesi nei quali il servizio di diffusione è sotto il controllo diretto di autorità nazionali che ne regolano l’accesso e il funzionamento.

Per completare il quadro occorre prendere in considerazione altri dati legati ai ricavi delle attività che ,alla concessionaria RAI, per la diffusione e trasporto del segnale radiotelevisivo costavano nel 2001 € 168,87 milioni hanno registrato un picco nel 2011 di € 190,3 milioni che , nonostante l’incremento di prestazioni fornite alla capogruppo e alla complessità e articolazione della rete, sono scesi nel 2013 € 182,59 milioni con un incremento nei 13 anni di riferimento del 7,2%

Ancora più significativi i dati relativi all’utile netto di esercizio che negli anni ha sempre fatto registrare un segno positivo per complessivi dal 2001 al 2013 € 132,51 milioni con un minimo nel 2012 di € 3,32 milioni ed un massimo di € 22,11 milioni nel 2010 mentre il Margine Operativo Lordo ha registrato negli anni una media di oltre € 50 milioni su base annua.

A quanto detto occorre aggiungere che nel 2013 i ricavi di RAI WAY risultano pari a € 218,36 milioni di cui in dettaglio € 182,06 milioni dovuti alle prestazioni fornite alla capogruppo RAI e € 36,3 milioni da clienti.
Con riferimento al 2001 i ricavi nel 2013 hanno registrato un incremento del 6,7%

I costi della produzione nel 2001erano pari a €187,59 milioni nel 2013 assommano a € 204,83 milioni con un incremento dell 8,4% e, come ultima nota, il Patrimonio netto che nel 2001 era di € 81,68 milioni è passato nel 2013 a € 133,96 milioni pari ad un incremento del 39%.

Con questi dati e con le prospettive di sviluppo del settore l’operazione di vendita anche solo di quote assume aspetti del tutto negativi per la RAI e soprattutto per il servizio pubblico anche in considerazione del valore economico complessivo della prospettata operazione che di fatto priverebbe il servizio pubblico della totale disponibilità di un mezzo strategico e fondamentale per il servizio ai cittadini e agli utenti.

A conferma di quanto detto occorre evidenziare che gli impianti di proprietà ospitano apparecchiature non solo di altre TV e radio private a cui si aggiungono le più importanti società telefoniche ( Wind, Vodafone ,TIM,..) ma anche di vari enti e istituzioni tra cui Forze dell’Ordine, Protezione Civile , Vigili del Fuoco, servizio 118 , Banca D’Italia , Capitanerie di Porto, Soccorso Alpino,……
A quanto detto opportuno aggiungere che in molti casi i costi delle ospitalità non sono dettati da rapporti strettamente commerciali bensì dalla necessità di garantire un servizio per la comunità. :logica non certo riconducibile e interessi privati.

In questo contesto viene da porsi alcune semplici domande: perché attraverso un decreto legge si vuole consegnare ad un gestore esterno un patrimonio costruito con i soldi pubblici? perché i vertici RAI non si attivano nelle sedi competenti affinché RAI WAY, società del gruppo, venga considerata in quanto proprietaria degli impianti gestore di rete così come peraltro è avvenuto per altre società con capacità trasmissive inferiori come copertura del territorio, volume economico e capacità tecniche?

Altre domande si potrebbero porre ma basterebbe la risposta a queste due per dare una connotazione alla cessione di quote di una società fondamentale per l’espletamento del servizio pubblico e capire il senso di una operazione che alla luce dei fatti appare una decisione politica a discapito del servizio pubblico a favore del privato.

In ogni caso per chi non ricorda la vicenda e le motivazioni della fallita vendita all’americana CROWN CASTLE dovrebbe rileggere alcuni articoli del periodo che riportavano, per esempio, dichiarazioni dell’allora Ministro delle Telecomunicazioni che parlava di “… opportunità di mantenere l’asset degli impianti di trasmissione di proprietà della RAI anche in funzione delle necessità del Paese..” o di esponenti politici che bollavano l’operazione di vendita come la strada per “ … azzoppare la RAI …” e “ … l’inizio dello smantellamento del servizio pubblico” il tutto ovviamente con l’insinuazione di un evidente conflitto di interesse o sempre le dichiarazioni del Ministro che rispondeva a chi sosteneva che la mancata vendita avrebbe danneggiato la RAI “... il futuro della RAI è assolutamente impregiudicato. Anzi ritengo che la RAI valga di più dopo questa decisione che ha impedito un errore strategico ….” affermando che “… la vendita sarebbe stato un colpo alle spalle della RAI …”

In conclusione: oltre € 132 milioni di utile per la RAI, un patrimonio in crescita e soprattutto il ruolo della RAI nel e per il Paese sono la dimostrazione che le ragioni affinché RAI WAY , società del gruppo RAI, resti un patrimonio pubblico erano e sono valide oggi più che mai.


Dal 2001 molte cose sono cambiate ma alcune argomentazioni sono restate di sconcertante attualità e forse una attenzione alla situazione di altri Paese Europei potrebbe fornire interessanti indicazioni.

La Segreteria Nazionale

Roma, 4 giugno 2014

NOTE: I dati riportati sono reperibili nei Bilanci della RAI e di RAI WAY relativi agli anni dal 2001 al 2013

 

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