Prima l'illusione...poi l'amara realtà!

Le dichiarazioni dell’USIGRAI riportate dall’AdnKronos ci stupiscono e, a distanza di un mese dallo sciopero dell’ 11 giugno, di fatto danno ragione alla posizione presa dalle OO.SS. Se non ricordiamo male, i giornalisti non aderirono perché alla vigilia dell’evento rilevarono delle aperture da parte del Governo circa un tavolo negoziale. Che fine ha fatto il tavolo? Dove le tante promesse? È forse svanito il rapporto privilegiato che pensavate di avere?

Stando a quanto si legge, infatti, il sindacato USIGRAI confessa che qualche dubbio comincia ad averlo riguardo la Rai che verrà, soprattutto dopo le indiscrezioni diffuse da Repubblica circa una possibile sfoltita alle edizioni dei Tg (troppe secondo il DG stando a quanto scritto dal giornale) con ovvie e dirette conseguenze sulla tenuta occupazionale.

Sempre secondo l’agenzia di stampa, l’USIGRAI contesta inoltre all’Azienda la totale mancanza di confronto sindacale e le fa presente come: “la grande riforma di cui la Rai ha bisogno non può ridursi a qualche sforbiciata di qualche edizione di Tg” .

Alla fine, insomma, anche i colleghi giornalisti si sono resi conto che non c’è nulla sul piatto, oltre alla vendita di RaiWay, se non idee di massima o ipotetiche bozze di riforme, dalle quali - ovviamente - la controparte sindacale è tenuta debitamente all’oscuro.

In particolare riguardo i tagli, finalmente anche l’USIGRAI sta arrivando alle stesse conclusioni cui giunse la UILCOM all’indomani della dichiarazione rilasciata dal DG circa i modelli occupazionali futuri. E oggi come allora, ribadiamo  la totale mancanza di un progetto complessivo. Dai 150 mln di €  alla vendita di Rai Way passando per la riforma dell’informazione e dell’offerta più in generale, si procede a tentoni senza capire bene quale sia il male e quale la cura. Cottarelli, Giacomelli e Renzi hanno dimostrato nel tempo di non avere chiaro il ruolo che  la Rai debba ricoprire nel panorama dell’offerta radiotelevisiva di domani. Questo preoccupa la UILCOM da molto tempo e finalmente comincia a togliere il sonno anche a dirigenti e giornalisti (USIGRAI)

Dichiarazioni come quella di Giacomelli stanno lì a dimostrare proprio la situazione di confusione di cui parliamo.

 (AdnKronos, 28 maggio) “L’idea che una parte minoritaria di RaiWay vada sul mercato è semplicemente la prima tappa di un percorso che riguarda le infrastrutture della comunicazione e che è più complesso, quindi lo vediamo con favore […] Soprattutto - consideriamo quanto è costato l’immobilismo sulla valorizzazione di queste infrastrutture e quanto campo libero ha lasciato ai concorrenti: questo vogliamo dirlo a tutti quelli che continuano a invocare l’immobilismo […] Le infrastrutture vanno valorizzate, devono diventare un asset importante per la Rai e per il pubblico […] il percorso iniziato non solo non farà smarrire il controllo pubblico della società ma anzi ne rafforzerà il controllo strategico e la metterà a reddito.”

La UILCOM conferma che la scelta di scioperare contro il D.L. 66/2014 era l’unica strada percorribile ed è sempre più convinta che è stato grave l’errore di valutazione da parte della FISTEl- CISL e dell’USIGRAI di non aderire.

La UILCOM di fronte ad una situazione così complessa ritiene fondamentale che il Sindacato tutto torni a rimettere al centro delle proprie discussioni il bene comune e  gli interessi collettivi, argomenti indispensabili per la tutela della prima Azienda Culturale del Paese, del Servizio Pubblico e dei lavoratori Rai.

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