Il rinnovo del CCL RAI giunge in una fase particolarmente delicata per il settore della Comunicazione. Il cambiamento tecnologico, l'evoluzione di nuove piattaforme, inevitabilmente coinvolgono l'intero Gruppo Rai, ancor di più in un contesto politico ed economico, nazionale e internazionale, di grande incertezza.
L’intero comparto è in movimento e registra anche forti iniziative delle altre “media company” concorrenti, assunte nell’intento di rafforzare la loro posizione di mercato tramite l’acquisizione di operatori di telecomunicazione e fornitori di servizi internet.
L’evoluzione del settore televisivo ha contribuito al consolidarsi di fenomeni di convergenza e innovazione, trainati ulteriormente dall’incremento della diffusione tra il pubblico, di strumenti sempre più sofisticati che, nella maggior parte dei casi, sono idonei a consentire lo svolgimento di molteplici attività, anche in mobilità, accrescendo le possibilità di accesso al mezzo e le occasioni di fruizione.
A questo si aggiunge la discussione parlamentare sulla Riforma della Rai e dei suoi mezzi di finanziamento pubblico. Preoccupa il fatto che a due anni dai primi provvedimenti in materia da parte del Governo, non si sia giunti ad una regolamentazione dell’intero settore, che ancora oggi non si sia definita la concessione di servizio pubblico per la Rai in scadenza a maggio 2016 (proroga di qualche mese) e che persista una incertezza temporale e quantitativa riguardo le risorse a disposizione della Rai a quasi 5 mesi dall’inizio dell’anno.
Un valore importante per la RAI non soltanto in termini patrimoniali è rappresentato dall’apporto delle Sedi Regionali. Vogliamo rimettere al centro della trattativa contrattuale le attività e le richieste dei Lavoratori e delle Lavoratrici di tutta L’Italia, a tutela del perimetro aziendale e del legame imprescindibile con il Territorio, vero servizio pubblico. Va definito un progetto industriale che superi l’attuale normativa di legge (89/2014) secondo la quale il Servizio Pubblico regionale verrebbe ridotto ad una mera attività di presidio redazionale.
In tal senso, le sedi regionali devono essere rilanciate anche attraverso l’investimento in produzioni che vadano oltre l’informazione regionale. Importante, inoltre, sarebbe la realizzazione di un canale nazionale dedicato ai temi del territorio, con contributi continui da tutte le realtà del paese.
Vanno trovate soluzioni agli effetti che potrà produrre, sul settore abbonamenti, la nuova normativa sul finanziamento pubblico alla Rai. Attenzione va posta al futuro occupazionale e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, va inoltre posta attenzione alla configurazione organizzativa che dovrà essere funzionale al nuovo contesto.
Per questo motivo abbiamo deciso di presentare una piattaforma puntuale nel sostenere tutti i temi più rilevanti della parte normativa, che ci consenta di avviare un confronto per la realizzazione di un contratto RAI che trovi nel secondo livello di contrattazione uno strumento esaustivo per seguire esigenze specifiche e dare risposte economiche e professionali aggiuntive e che nel tempo porti ad un unico contratto di Gruppo.
Già nell’articolato contrattuale 2010/2013 si erano raggiunte intese tra le parti dirette alla riduzione dei costi esterni, all’abbassamento dei compensi, di collaborazioni e conduzioni esterne, all’internalizzazione delle produzioni sino alla riduzione ad una soglia fisiologica degli appalti. Preso atto della parziale riuscita di tale progetto, ascrivibile all’azienda, l’attuale piattaforma non può fare altro che rafforzare tale processo evolutivo, aggiungendo l’esigenza di una ancor più chiara regolamentazione del mercato del lavoro, delle figure professionali e del controllo nell’utilizzo di appalti.
In questo contratto è quindi importante trovare soluzioni definitive per tutto il percorso avviato con l’accordo del 2008 e sue modifiche sui lavoratori a Tempo Determinato, trovare una regolamentazione del lavoro “atipico” con un percorso che, prendendo spunto da quanto è in via di discussione tra le parti, porti tali lavoratori ad accedere a contratti subordinati, con la prospettiva di una stabilizzazione o, comunque, per coloro che sono genuinamente autonomi, di avere tutele salariali e normative in una logica inclusiva.
Vanno ripristinati nel Contratto Collettivo di Lavoro quelle tutele sul licenziamento individuale e collettivo che il Job Act ha ridotto fortemente.
Necessario che si identifichino, alla luce delle scelte politiche sull’assetto aziendale e della “riforma della Rai”, strumenti diretti alla difesa del perimetro aziendale e alla tutela dei lavoratori dell’intero Gruppo Rai. Richiamando per i lavoratori delle aziende consociate, Rai Way, Rai Com e Rai Cinema, l’opzione del rientro nella capogruppo in caso di crisi o di cessione della proprietà a terzi.
Più volte si è parlato di rilancio della Radiofonia ma in buona sostanza pochi sono stati gli interventi se non si considerano le iniziative attuate per la contrazione della spesa per le risorse.
L’impegno e la sperimentazione della distribuzione del segnale su altre piattaforme sono molto lontani rispetto alla revisione dell’organizzazione della Produzione, dell’upgrade tecnologico degli studi e del personale, senza dimenticare la cura necessaria per gli impianti di trasmissione per i quali era stato previsto un impegno aziendale di ristrutturazione e manutenzione.
Indispensabile, alla presentazione del nuovo Piano Industriale, avviare un confronto che abbia attenzione a tutte le
aree aziendali, provando a ricostruire un progetto comune di tutto il Gruppo Rai dove si esaltino le sinergie e le 2 professionalità presenti in tutta l’azienda....