Quello appena trascorso è stato per il Sindacato in generale un anno faticoso. Tra gli strali lanciati dalla politica e gli avvicendamenti al vertice di due Segretari Confederali, non si può dire che le vicende delle tre maggiori sigle siano state trascurate dalla stampa. Non sono mancati, poi, quanti hanno sentenziato come il nostro sia un mondo in declino, insinuando l’idea che il sindacato non venga più percepito come essenziale dalla gente. A questo tipo di affermazioni, però, si risponde con azioni concrete e numeri chiari.

lo sciopero del 12 dicembre, ad esempio, hanno messo in evidenza come, a prescindere dai soliti luoghi comuni, la percezione del sindacato - di quello fatto per i lavoratori e per la collettività - sia ancora importante tra vastissime fasce della popolazione italiana.
Nessuno si nasconde dietro un dito e proprio noi della UilCom siamo fermi sostenitori della necessità di un restyling che renda la perce- zione del sindacato meno “politica” e più “sociale”, ma è altrettanto vero che il dato registrato proprio per la manifestazione contro il Jobs Act ha messo in evidenza come sui temi che contano la massa consapevole della società sia assolutamente con noi.

Quello che serve è la forza di saper proporre un pensiero, un’idea, una linea.

Proprio sul finire dell’anno, a ridosso del Natale - precisamente il 23 dicembre - noi della UilCom Rai abbiamo messo in atto questa filosofia e, premiando un lavoro durato mesi che ci ha visti in prima linea per spingere quel processo di rilancio troppe volte proclamato ma mai veramente attuato, firmato un accordo che per certi versi può definirsi storico per la realtà della nostra azienda.

Insieme alla CISL e all’UGL, è stato siglato un verbale sulla competitività e l’innovazione che lascia intravedere nuovi sbocchi e apre prospettive più ampie per un’azienda ferma a modelli lavorativi obsoleti e anacronistici.
Il documento in questione sblocca carriere ferme da molti anni, risolve contenziosi attorno a figure impiegate impropriamente nelle sedi regionali, riconosce e codifica mansioni ricoperte ma mai ufficializzate e, più in generale, permette di affacciarsi alle nuove prospettive che il digitale offer, rosicchiando fette di lavorazioni al settore Giornalistico e invertendo così un trend che aveva visto negli ultimi anni un depauperamento costante del mansionario dei nostri Rappresentati a totale vantaggio di questi ultimi.

La questione più rilevante all’interno di questo Accordo, però, è un’altra e risiede nella risposta politica che la Uilcom è riuscita a dare al Governo affrontando e risolvendo
un dilemma che la stessa legislazione – che di certo non è competenza del sindacato quanto della politica – aveva creato, lasciando una larga fetta
di lavoratori c.d. “atipici” colpevolmente senza tutele.

La UILCOM, già dal luglio 2013, aveva iniziato a ragionare su come dare risposte a questi colleghi che finalmente trovano all'interno di questo Accordo un riconoscimento oltre alla conferma che molto prima che il Presidnete Renzi ne facesse il suo cavallo di battaglia per delegittimare il Sindacato, scardinare lo Statuto dei Lavoratori e trarne i relative vantaggi politici,, chi di dovere aveva già cominciato ad affrontare fattivamente il problema.

Questo aspetto va sottolineato con forza perché conferma come ci sia bisongo di abbassare I toni e concentrarsi sui reali problemi di un mondo – quello del lavoro – che di certo non necessita di opposte fazioni armate quanto piuttosto di proposte serie e concrete.

Il Sindacato può e deve diventare un laboratorio di idee dal quale anche chi guida il paese abbia la possibilità e la voglia di attingere. Il confronto parte e cresce se alla base c’è rispetto e fiducia.
Ma gli aspetti più “alti” non devono oscurare altri traguardi che riguardano strettamente la realtà aziendale nella quale l’accordo in questione è stato firmato e che segnano altri spunti importanti di riflessione.

Per prima cosa abbiamo affermato con forza che il sindacato non tutela i lavoratori in totale sprezzo dell’Azienda ma piuttosto insieme alla stessa cerca di valorizzare le forze per renderle maggiorante fruibili e soddisfatte (tantissimi sono stati gli attestati di gradimento dopo che il verbale è stato diffuse tra I colleghi); in secondo luogo abbiamo ribadito con chiarezza e decisione che non esistono più dogmi indiscutibili o rendite di posizione dovute alla storia e al blasone.

In particolare per quest’ ultimo punto, ci riferiamo al passaggio “storico” che ha visto la UilCom, insieme alle altre due sigle nazionali, firmare un verbale di tale importanza - una rivoluzione copernicana che ridisegna il mansionario e lega al merito un riconoscimento tanto professionale quanto economico - senza la presenza della CGIL, la quale non ha ritenuto utile unirsi al tavolo ma ha preferito restare a guardare gli eventi in compagnia delle sigle autonome.

Nessuno è obbligato a condividere idee che non ritiene giuste, ma scegliere deliberatamente di astenersi dalla discussione per spirito ecumenistico verso soggetti che per loro stessa natura non hanno esigenze e doveri tipici dei confederali, lascia perplessi riguardo cosa aspettarsi dai prossimi incontri (la discussion del CCNL è alle porte) che inevitabilmente riproporranno il problema.

Fermo restando che ogni singola posizione è legittima e rispettabile, rimane il fatto che le conseguenti e scontate critiche piovute addosso ai tre firmatari, hanno avuto il solo risultato di convincerci ancor di più che la strada intrapresa è quella giusta.
Nessuno si gongola nella convinzione di aver chiuso il miglior accordo della storia sindacale ma di certo c’è la percezione di aver sbloccato l’orologio
delle relazioni, arrestato da anni attorno a degli assunti per cui senza determinati attori nessun accordo poteva dirsi abbastanza buono da essere chiuso e applicato.

Dubbi ce ne sono riguardo il futuro, è ovvio. Non si può dire se riusciremo sempre ad imporre un determinato tragitto o a dirottare tutti verso l’obiettivo che riterremo migliore, ma di certo c’è che questo nuovo corso appena intrapreso - e di cui lo ripetiamo con un pizzico di orgoglio siamo i primi fautori - non sarà privo di conseguenze.

Il sindacato è fatto di concertazione, di discussioni, di vittorie e di sconfitte, ma l’importante è cheal centro di tutto questo mondo resti intatta la consapevolezza che prima di tutto quella che abbiamo è una grandissima responsabilità da onorare nei confronti dei Lavoratori tutti.
Il modo migliore per farlo è dire quello che pensiamo in modo chiaro e trasparente.


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