Concessione e contratto di servizio

Il 9 maggio 2016 scadrà la Convenzione tra la Rai e lo Stato: nelle sedi istituzionali e non, seppure in modo velato, è iniziato il lavoro per definire il futuro della Radiotelevisione pubblica e con esso il ruolo dell'attuale concessionaria. Da più soggetti e parti si ipotizza la strada dell'asta pubblica per assegnare la connessione e non si può certo escludere che questa soluzione possa trovare numerosi paladini; in questo caso sarà determinante il modo e i termini con cui la Rai potrà affrontare questa sfida.

Non è certo intenzione della UILCOM ignorare o sminuire il problema anzi è maturo il momento di prendere una posizione e fare proposte concrete ampliando la condivisione delle parti sociali e del mondo civile su proposte concrete. Analizzando il presente se da un lato le condizioni economiche legate al continuo calo delle entrate da pubblicità, peraltro derivante da una riconosciuta crisi del mercato, e il perdurare della evasione del canone riducono i margini di manovra e lasciano poco spazio a prospettive favorevoli all’attuale concessionaria RAI dall'altro la ristrutturazione prevista dal piano industriale 2013-2015 ha individuato delle possibilità per superare la crisi ovviamente tutte da verificare e porre in essere oltre che da condividere nell'applicazione.

E' indubbio, in ogni caso, che la Rai, se veramente vuole recuperare gli anni perduti a inseguire la TV commerciale, deve non solo guardare ai tagli lineari ma dare seguito a interventi strutturali e concretizzare il rilancio del servizio pubblico attraverso la qualità dei programmi e la valorizzazione delle professionalità interne. E' importante precisare che la qualità dei programmi è riferita sia ai contenuti che al servizio di diffusione che permette agli utenti di usufruire delle immagini e dei suoni; attività ampiamente considerata nella concessione e del collegato contratto di servizio. Cosa serve spendere decine di milioni di euro per avere il diritto a trasmettere per esempio i Grandi Eventi Sportivi se poi una parte dei potenziali utenti non potranno vederli a causa della impossibilità di ricevere il segnale?

Sul tema della diffusione del segnale del servizio pubblico la UILCOM ha già ampiamente espresso le perplessità e preoccupazione sul futuro della società Rai Way che, per conto della Rai (a cui sono assegnate le frequenze di trasmissione), gestisce la copertura del territorio, come detto argomento centrale della concessione e del contratto di servizio, considerando questa società fondamentale per il servizio pubblico radiotelevisivo. Su queste tematiche importante e significativo l’interesse manifestato dalla autorità competente AGCOM che nella recente deliberà N°451/13/ CONS ha preso in considerazione i problemi sollevati dalla RAI in materia di revisione del piano di assegnazione delle frequenze.

Con questa logica di base la UILCOM nel manifestare una chiara presa di posizione ha posto in essere, anche nel recente passato, tutte quelle iniziative per bloccare ogni tentativo di vendita o cessione di attività legata alla diffusione del segnale. Su argomenti a carattere industriale nella consapevolezza che è necessario affrontare i temi dei costi e della produttività la UILCOM ha fatto proposte concrete che prendono spunto dalla inderogabile necessità di rivedere profondamente il modello produttivo non solo di Rai Way adeguandolo alle innovazioni tecnologiche derivanti dall'introduzione del digitale. La stessa logica porta la scrivente organizzazione Sindacale a manifestare preoccupazione e perplessità per un'altra parte fondamentale del servizio Pubblico che vede coinvolte 20 sedi regionali in cui prestano servizio poco più di 1.500 unità lavorative divise tra personale giornalistico (800 unità), tecnico (550 unità) e amministrativo (300 unità) per produrre le trasmissioni del mattino "Buongiorno regione" e "Buongiorno Italia", 6 rubriche settimanali, 3 edizioni del TG, 2 del giornale radio oltre ai continui contributi, non solo questi, ai notiziari e programmi nazionali.

Viene da chiedersi a cosa serve ideare programmi che valorizzano il territorio e ne sfruttano le caratteristiche ponendo in evidenza il ruolo della RAI concessionaria del servizio pubblico se poi tagli sull'organico, carenze strutturali e organizzative, a cui si aggiungono gli scarsi o quasi nulli  investimenti tecnologi non ne permettono la produzione e la messa in onda ? Le iniziative legate al previsto ricambio generazionale non strettamente correlato in funzione della produttività stanno creando una serie di conseguenze che investono tutta la struttura aziendale con negative ripercussioni che a breve incideranno sulla capacità produttiva in particolare sulle sedi regionali dove i margini numerici sono estremamente ridotti per non dire nulli. Non si può ipotizzare diversa conseguenza in merito alla mancanza di iniziativa immediata , con ipotizzabili prospettiva di tempi lunghi e incerti di intervento, sulle conseguenze derivanti da oltre 50 uscite del personale produttivo delle sedi regionali (10% della forza lavoro specifica) a cui si aggiungono le oltre 20 uscite del personale amministrativo. Il combinato di questa politica tagli–risparmi ha come unica conseguenza di relegare le sedi regionali al ruolo di peso economico insostenibile e ciò per la UILCOM è un fatto assolutamente inaccettabile.

Oltre ai mancati reintegri numerici ,che rendono problematico l’avvicendamento per l’effettuazione dei turni di lavoro e le attività di supporto amministrativo, ad aggravare la situazione generale e delle Sedi in particolare contribuisce il sempre più assurdo mancato riconoscimento professionale che non solo svilisce le professionalità interne ma sta creando i presupposti per la nascita di un pesante contenzioso legale. Non è certo sfuggito che le recenti nomine di nuovi dirigenti e riconoscimenti professionali i avoratori delle sedi regionali sono stati esclusi nonostante le evidenti carenze che vedono vacanti alcune posizioni chiave non solo dirigenziali (alcune Sedi risultano da mesi senza direttore, di cui una a Statuto Speciale).

Ad argomenti e fatti inconfutabili si possono collegare altre iniziative aziendali come ad esempio il rinvio senza alcuna motivazione apparente dei preannunciati corsi di formazione per il personale che svolge, nelle Sedi regionali, attività di documentazione sul nuovo sistema di archiviazione e ricerca per il quale è certo l’intervento di una società esterna. Resta il fatto che un’attività importante e significativa per la programmazione nazionale e regionale registra incertezze per il futuro. A breve dovrebbe riprendere , il condizionale visti i fatti è d’obbligo, la produzione del programma “Buongiorno Regione” così come le varie rubriche, programmi con evidente interesse di servizio pubblico, resta da capire con quale personale e con quali modalità. Da questo negativo quadro d’insieme emerge anche il comportamento dei vertici RAI che di fatto seguono logiche e conseguenti scelte usando pesi e misure diverse per quanto riguarda le posizioni giornalistiche con il risultato che tutte le uscite di queste figure sono state immediatamentericoperte. Sono tutti segnali negativi fortemente discriminatori assolutamente inaccettabili che impongono undiverso atteggiamento nei rapporti con la controparte Aziendale e non consentono ulteriori ritardi nell’affrontare, tra i molti, il problema delle sedi regionali nell’ottica della difesa del servizio pubblico radiotelevisivo e, come detto in apertura, in funzione del rinnovo della concessione e del collegato contratto di servizio. Su tutti i temi indicati la UILCOM è pronta a dare il suo contributo nel ruolo che gli compete con proposte concrete a tutela dei lavoratori e della più importante azienda culturale del Paese.

 

                                                                                                               Il Coordinatore Nazionale Rai

                                                                                                                      (Maurizio Lepri)

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