Agenzia Stampa ripresa dalla lettera inviata da Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater Libersind-ConfSal, UsigRai e AdRai alle istituzioni riguardo l'utilizzo di parte dell ecifre ricavate dal nuovo metodo di pagamento del canone.
(AGI) - Roma, 5 nov. - Destinare al fondo per la riduzione della pressione fiscale il recupero dell'evasione del canone di abbonamento Rai determinerebbe "una condizione di non trasparenza nei confronti dei cittadini rispetto all'effettivo contributo al servizio pubblico radiotelevisivo, assunto che il canone Rai e' una tassa di scopo, il cui importo deve essere chiaramente identificato". E questa impostazione "confermerebbe la possibilita' che il canone effettivamente destinato alla Rai possa essere ulteriormente ridotto". Lo scrivono i sindacati in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al ministro dell'Economia e Finanze, Pier Carlo Padoan, al ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, al sottosegretario al Mise con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, al presidente della commissione parlamentare di vigilanza Rai, Roberto Fico, e ai gruppi parlamentari. La lettera e' firmata dalle segreterie nazionali di Slc Cgil, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater Libersind-ConfSal, UsigRai e AdRai, l'associaizone dei dirigenti di viale Mazzini. Manca la sola Cisl.
I sindacati sottolineano: "Avremmo auspicato che il tema del finanziamento del servizio radiotelevisivo pubblico fosse stato definito nell'ambito di una riforma complessiva del sistema radiotelevisivo e della Rai. Sappiamo bene che l'evasione e' uno dei problemi fondamentali del finanziamento del servizio pubblico, e su essa abbiamo ripetutamente chiesto di intervenire. Ci auguriamo, pertanto, che il sistema del canone in bolletta, nonostante la complessita' applicativa e l'impegno di tante societa' fornitrici, sia efficace nel contenere se non addirittura eliminare l'evasione". Solo che "dalla lettura del testo della legge di stabilita' attualmente in discussione al Senato si evince che le somme eventualmente recuperate non sarebbero interamente destinate alla Rai ne' al sistema dell'editoria", ma verrebbero appunto destinate al fondo per la riduzione della pressione fiscale. In proposito va detto che il primo a parlare, e a rendere noto a un pubblico piu' vasto, questa evenienza era stato nei giorni scorsi proprio il presidente della commissione di vigilanza, Fico, rilevando che questo avrebbe rappresentato o rappresenterebbe un limite all'azione del servizio pubblico, vista la carenza di risorse. E oggi i sindacati incalzano dicendo che "tenere bloccati i ricavi da canone impedisce alla Rai di fare investimenti, innovazione e aumentare la qualita' del prodotto". E forniscono dati sulle situazioni oltreconfine in fatto di risorse pubbliche assegnate alle televisioni pubbliche: Italia 1,7 miliardi, Francia 3,6 miliardi, Germania 7,7 miliardi, Regno Unito 4,8 miliardi. "Questo permette loro di avere un'offerta piu' ricca e variegata per i cittadini e di creare ricchezza ed indotto per i loro paesi tramite l'investimento nell'industria audiovisiva. Le risorse ulteriori che il pagamento del canone potrebbe fornire alla Rai darebbero all'Italia un servizio pubblico di maggiore qualita' e competitivo in campo internazionale. Un Paese che vuole crescere ha bisogno di una grande servizio pubblico". Per i sindacati, compresi quelli che rappresentano i dirigenti e i giornalisti Rai, "nella sostanza, dunque, si nega l'obiettivo dichiarato dal governo di voler aumentare il 'tasso' di servizio pubblico della Rai". E viene inoltre ricordato che resta intatto il tema centrale che riguarda l'autonomia della Rai, "visto che gia' nel 2014 sono stati sottratti 150 milioni di euro a bilancio di previsione gia' concluso, e nel 2015 sono stati sottratti altri 85 milioni di euro". Oggi "l'incertezza dell'entita' del finanziamento pubblico alla Rai pone oggettivamente l'azienda in una condizione di rischio di riduzione dell'indipendenza e di capacita' progettuale editoria.