Risposta a "Il Giornale"

 

I titoli de “Il Giornale” sono surreali.
Nell’edizione del 27 giugno la prima pagina titola: “Nuova tassa occulta. Estorsione della Rai. Anche sui computer, ondata di minacciosi bollettini, il Governo tace”. In quella del giorno dopo, 28 giugno si legge: “La Rai ordina: Paga e Taci” e all’interno: “Pc, chiavette e cellulari: come scatta l’obolo Rai”.

 

 

Specifichiamo subito che si parla di canone speciale, quello cioè che devono pagare: “coloro che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell'ambito familiare, o impiegati a scopo di lucro diretto o indiretto”.
Cominciamo con il correggere qualche inesattezza. Chi parla di nuova tassa (specificando che sia in particolare sui computer), sbaglia. L’ultima modifica in merito a questo argomento risale agli anni ’40 e nel 2012 si è pronunciato il Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento per le Comunicazioni per chiarire con una nota a chi effettivamente la legge si riferisce (anche in base alle - ovvie - innovazioni tecnologiche).
Difatti se in un primo tempo si pensava che la legge potesse comprendere anche tutte le aziende in possesso di un PC, l’intervento del Ministero ha definito meglio i confini, specificando che: “In sintesi, debbono ritenersi assoggettabili a canone tutte le apparecchiature munite di sintonizzatore per la ricezione del segnale (terrestre o satellitare) di radiodiffusione dall’antenna radiotelevisiva. Ne consegue ad esempio che di per sé i personal computer, anche collegati in rete (digital signage o simili), se consentono l’ascolto e/o la visione dei programmi radiotelevisivi via Internet e non attraverso la ricezione del segnale terrestre o satellitare, non sono assoggettabili a canone.
Per contro, un apparecchio originariamente munito di sintonizzatore - come tipicamente un televisore - rimane soggetto a canone anche se successivamente privato del sintonizzatore stesso (ad esempio perché lo si intende utilizzare solo per la visione di DVD)”.
La modifica avvenne nel 2012, proprio a seguito di proteste analoghe a quelle di oggi e che richiesero appunto l’intervento del Governo tramite il Ministero dello Sviluppo Economico che risolse la questione applicando il vecchio e sano buon senso ad una tassa che così com’era concepita non avrebbe avuto davvero ragione di esistere.
Definirla occulta, poi, è abbastanza strano visto che il tutto è pubblicato alla luce del sole - e facilmente raggiungibile anche dal giornalista che ha scritto il pezzo - alla pagina web degli abbonamenti Rai da dove vengono gli estratti presenti nell’articolo. Che si voglia cercare lo scoop è più che comprensibile, ma che almeno la notizia sia reale.
In quanto al diktat “paga e taci”, c’è poco da dire. Probabilmente soltanto un’ informazione leggermente faziosa potrebbe pensare di far credere che un’azienda sia in grado di imporre una tassa che invece, com’è ovvio che sia, è regolamentata da una apposita legge.
Inoltre la tabella di cui parla l’articolo è un lista stilata non dalla Rai ma (appunto) dal Ministero dello Sviluppo Economico e la chiavetta incriminata (come gli eventuali cellulari con sintonizzatore) sulla quale il giornalista crea un simpatico sketch è a tutti gli effetti un sintonizzatore e quindi come tale soggetto a tassazione per il solo fatto di possederla.
Viceversa, seguendo il ragionamento dell’articolo, se una qualsiasi persona avesse smarrito le chiavi della
propria auto - e quindi non fosse in grado di utilizzarla - avrebbe diritto a non pagare il bollo fino a quando
non venisse dimostrato il contrario, giusto? Bene, speriamo soltanto che ora il giornalista riesca a far digerire
la cosa all’Agenzia delle Entrate.
Condividiamo invece le ultime righe dell’articolo in cui si parla della fruizione dei canali e dei contenuti Rai
tramite streaming e del fatto che il tutto andrebbe regolamentato e valorizzato.
Conludento, troviamo giusto che il Governo pretenda che il canone speciale venga pagato. È
una tassa e come tale deve essere corrisposta da tutte quelle imprese che realmente rientrano nella casistica
indicata.
Sono molti gli esempi - ultimo dei quali il mondiale in Brasile - in cui diverse attività commerciali hanno sicuramente
incrementato i loro profitti grazie alle trasmissioni del Servizio Pubblico (fruite in ogni modo, dalla TV al PC)
senza, in molti casi, versare il dovuto. Cercare di sanare questa anomalia non può definirsi
estorsione (come scritto nel titolo e ripreso nell’editoriale del direttore Sallusti) ma lotta all’evasione. E la
cosa dovrebbe far piacere a chiunque paghi regolarmente le tasse.
Non ci stancheremo mai di ripetere un concetto molto semplice: “pagare tutti per pagare meno”.

 

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